Igiene E Prevenzione Denti

La prevenzione si esplica a vari livelli ed in tutte le branche dell’odontoiatria, essa infatti non solo mira al controllo delle cause responsabili di una malattia ma si pone anche l’obiettivo di intercettare il danno precocemente o di arrestarne la sua progressione qualora esso abbia già provocato delle conseguenze.

La prevenzione come cultura

Il nostro centro contribuisce da sempre a diffondere la cultura della prevenzione cercando in tal modo di migliorare la salute orale dei pazienti.

Ogni anno aderiamo al mese della prevenzione dentale (con visite di controllo gratuite), un’iniziativa curata dall’ANDI in collaborazione con mentadent.

Una buona prevenzione deve sempre partire da una costante ed accurata igiene orale professionale e domiciliare. Anche il paziente concorre al benessere della sua bocca.

Seguendo tutte le nostre indicazioni e rispettando gli appuntamenti per le visite di controllo periodiche e per i richiami di igiene professionale.

 

Servizio di Recall

Per aiutare i nostri pazienti nella regolarità dei controlli, viene fornito un servizio di recall alle scadenze prestabilita.

Nel nostro centro l’igiene professionale viene eseguita da personale specializzato ad intervalli regolari di 6, 12 mesi, Questo trattamento è fondamentale per la rimozione della placca batterica e del tartaro che costituiscono i principali fattori responsabili delle patologie dei denti e dei tessuti di supporto (lampada scialitica led).

 

L’informazione come terapia

Riteniamo inoltre parte integrante della terapia fornire ai nostri pazienti tutte le informazioni tutte le informazioni sulle malattie del cavo orale. L’informazione tocca anche alcuni aspetti comportamentali errati, in modo da influire e correggere i fattori di rischio potenzialmente modificabili (fumo, alcol, alimentazione non corretta)(Manipolo dritto Odontoiatri).

Denti bianchi come le star!

Molto in voga negli Stati Uniti e che molti conoscono per aver visto George Clooney sottoporvisi nel film “Prima ti sposo e poi ti rovino”, è una tecnica dell’odontoiatria cosmetica che consente di riacquistare un sorriso brillante e giovane. Basta una sola seduta oppure può essere eseguirto anche a casa.


Oggi i denti sono diventati un po’ il biglietto da visita delle persone. Colpa o merito dei vip di Holliwood e dei loro sorrisi smaglianti, così che non basta avere denti dritti e ben posizionati per sentirsi sicuri ma è importante anche il colore e la luminosità. Riacquistare un sorriso bianco e brillante oggi si può con lo sbiancamento dentale, una delle nuove tecnche dell’odontoiatria cosmetica.. Esistono tecniche professionali di sbiancamento dei denti e metodi “fai da te”.
Tra i vantaggi delle prime ci sono: garanzia di raggiungere il più elevato sbiancamento possibile, un minimo impegno di tempo e assoluta salvaguardia da spiacevoli effetti indesiderati come eccessiva sensibilità termica e irritazione gengivale. L’apparente vantaggio dei secondi è nel costo, ovviamente più basso rispetto alle più efficaci tecniche professionali. Ma l’efficacia più bassa di questi ultimi fa sì che dopo ripetute applicazioni possano produrre degli effetti limitati e che il ritorno allo stato precedente avvenga in tempi brevi. Lo sbiancamento dentale professionale invece può essere eseguito sia in studio che a casa, con i metodi professionali di sbiancamento si utilizzano agenti sbiancanti ad alta percentuale di principio attivo, capaci di modificare sia il colore geneticamente determinato dei denti, quello che madre natura ci ha fornito dalla nascita, sia le variazioni che lo smalto subisce col passare del tempo per assorbimento di pigmenti da parte delle sue componenti organiche. Oltretutto le tecniche professionali sono in grado di operare modifiche positive anche nei casi complessi in cui la colorazione dei denti sia stata alterata dall’assunzione di tetracicline o di fluoro in eccesso, oppure da cause congenite. Le tecniche professionali più avanzate, eseguite sotto la supervisione del dentista, possono essere effettuate a casa “Sbiancamento domiciliare”, oppure direttamente in studio, detto anche “Sbiancamento alla poltrona”.

Per il trattamento domiciliare il dentista, dopo un accurata visita preliminare volta ad escludere controindicazioni come carie e gengiviti, consegna al paziente speciali mascherine personalizzate in silicone morbido, riproducenti esattamente la forma delle arcate, senza invadere la gengiva, al cui interno va inserita una giusta quantità di gel ad alta percentuale di principio attivo, prima di applicarle sui denti. Con l’uso dei prodotti più efficaci è possibile ottenere l’effetto sbiancante con un tempo di applicazione notevolmente ridotto. Non occorre più indossare le mascherine tutta la notte per più settimane ma è sufficiente in media un’ora di applicazione al giorno per 5/6 giorni.

Per il trattamento in studio si utilizza perossido d’idrogeno ad alta percentuale, intorno al 35%, autoattivato o fotoattivato. In questo caso una volta protette le gengive, si applica un gel viscoso sui denti e li si espone alla luce di speciali lampade in grado di accelerare l’effetto di penetrazione della sostanza sbiancante contenuta nel gel e la rottura dei legami all’interno delle molecole di pigmento.
Nei casi di sbiancamento di denti con colorazioni più intense può essere opportuno ripetere la procedura in studio una o due volte, oppure associare al trattamento alla poltrona il trattamento domiciliare.

I rischi di un trattamento professionale ben eseguito sono praticamente nulli, sia l’ipersensibilità che l’irritazione gengivale, potenziali effetti collaterali, si annullano attenendosi scrupolosamente ai protocolli indicati, e comunque, nel caso dovessero verificarsi, sono in genere minimi e transitori.

Il power bleaching prevede invece, oltre all’uso di perossido di idrogeno (dal 15 al 38%), anche l’uso di una sorgente di energia per catalizzare la reazione. Rispetto agli altri trattamenti alla poltrona senza fotoattivazione si possono usare concentrazioni di perossido di idrogeno inferiori con il vantaggio di una minore sensibilità dentinale.

Generalmente il perossido di idrogeno in questo tipo di procedura è sottoforma di polvere che viene miscelata al momento dell’uso con un gel attivatore per garantirne al massimo la stabilità chimica. Il gel attivatore, oltre a contenere i polimeri che ne migliorano le proprietà tissotropiche, contiene anche dei fotoiniziatori o dei fotoattivatori specifici in base al tipo di sorgente di energia usata che, assorbendo particolari lunghezze d’onda, si attivano e accelerano la scomposizione del perossido di idrogeno nei suoi sottoprodotti (queste sostanze sono coperte dal segreto industriale e ogni produttore ha la sua). Inoltre sono spesso presenti delle basi deboli poiché la ionizzazione del perossido di idrogeno tamponato con un pH tra 9,5 e 10,8 produce più radicali liberi peridrossili HO-2. Il risultato è un più 50% dell’effetto sbiancante nello stesso tempo rispetto a altri valori di pH.

Per quanto riguarda la sorgente di energia questa può derivare da una lampada alogena, a luce ultravioletta, a led, al plasma o da un laser.

Il dentista, a seconda della sorgente utilizzata, deve seguire un protocollo che dipende dal tempo di esposizione, dall’intensità della luce (mW/cm2), dalla lunghezza d’onda e naturalmente dal fotoattivatore o dal fotoiniziatore contenuto nel gel sbiancante.

Per entrare un attimo nello specifico ci sono principalmente due meccanismi foto-catalitici che liberano diversi radicali liberi all’interno del gel: uno fotochimico (lunghezze d’onda corte, fotoni con alta energia) e uno fototermico (lunghezze d’onda lunghe, fotoni con meno energia ma con più effetto termico), in base a quello predominante vengono generate diverse quantità di radicali (lampada sbiancante denti).

Allo stato attuale delle conoscenze non abbiamo ancora la risposta su quale delle due lunghezze d’onda sia più efficace e non si conoscono ancora perfettamente tutti i meccanismi di azione.

Le lampade per lo sbiancamento sono dotate di un particolare cristallo che diffonde la luce contemporaneamente a entrambe le arcate (full-arch) e alcune hanno anche la possibilità di montare un puntale più piccolo per la polimerizzazione delle resine composite. Naturalmente hanno dei software specifici che consentono di erogare la luce secondo cicli predeterminati di potenza e di tempo, in modo da intervallare periodi di emissione a periodi di non emissione così da non fare surriscaldare eccessivamente il dente. Inoltre alcune di queste lampade sono a “luce fredda” in quanto hanno particolari filtri che, eliminando le lunghezze d’onda lunghe, fanno arrivare sulla superficie dentaria una luce che non surriscalda la polpa permettendo loro di effettuare cicli di emissione continui.

Ultimamente è stata proposta una tecnica che prevede l’attivazione di un iniziatore della reazione da parte di una sorgente di ultrasuoni, ma per avere lo stesso risultato rispetto a quello delle fonti di energia tradizionali è necessario continuare il trattamento per qualche giorno a casa (strumenti dentista).

Dente intarsi

Un intarsio (riempimento) è un indiretto restauro costituito da una solida sostanza (come oro o porcellana) installata su una cavità in un dente e cementata in posizione. Per fare questo restauro, l’impressione di una preparata cavità viene presa utilizzando un elastico materiale. Esso viene inviato al odontotecnico che farà l’intarsio. La maggior parte degli inserti sono fatti in oro o di porcellana (colorati come i denti veri).

Intarsi sono alternative a otturazioni anche se sono molto più costosi di otturazioni in composito. Qual’è la migliore per voi sarà determinato dalla misura della riparazione, le vostre allergie a determinati materiali, dove si fa il riempimento, e dei costi.

Considerazioni per materiali diversi includono:

Otturazioni d’oro che sono chiamate intarsi in oro sono fatti in laboratorio e poi cementati in posizione. Intarsi in oro sono ben tollerati dai tessuti gengivali, e possono durare più di 20 anni. Per tali motivi, molti dentisti considerano l’oro il miglior materiale di riempimento. Tuttavia, è la scelta più costosa e richiede più visite (lampade fotopolimerizzazione).

Otturazioni di porcellana sono chiamate intarsi in porcellana o onlay. Essi sono ordinati e prodotti in laboratorio e poi legati al dente. Possono essere abbinati con il colore del dente e resistono colorazione. Un restauro porcellana generalmente copre gran parte del dente. Il loro costo è simile a oro.

Il vostro dentista vi consiglierà una corona (cap), se una carie o una frattura ha danneggiato gran parte del dente (contrangolo odontoiatrico).

Oil pulling, funziona o è una perdita di tempo?

Questa terapia orale è un tipo di medicina ayurvedica [un sistema indiano tradizionale] che risale 3000 anni fa, In pratica consuste nell’utilizzare circa 1 cucchiaio di olio tipicamente di cocco, sesamo o olio di girasole, da mettere in bocca per circa 20 minuti, compiendo una specie di energico risciacquo senza ovviamente ingerire tale olio.


A differenza di alcuni cosiddetti rimedi naturali, non è una pratica che si basa su pseudo-scienza o su concetti senza prove. Recenti studi infatti , dimostrano che l’olio aiuta contro gengiviti , placca e microrganismi che causano l’ alito cattivo . Ma la domanda che molti si pongono è come? La maggior parte dei microrganismi che popolano la bocca sono costituiti da una singola cellula”, le cellule sono coperte con un lipide o membrana, che è la “pelle” della cellula. Quando queste cellule vengono a contatto con l’olio, naturalmente vi aderiscono appiccicandosi, quindi posso essere poi espulse sputando fuori l’olio.

Consigli per chi vuole utilizzare l’oil pulling
Usare olio di cocco . Anche se è possibile ottenere gli stessi benefici contro i batteri con l’olio di sesamo o olio di girasole, olio di cocco ha il vantaggio di contenere acido laurico, che è ben noto per i suoi agenti anti-microbici, e ovviamente questo lo rende più efficace. Inoltre, un recente studio ha rilevato che l’olio di cocco può aiutare a prevenire la carie.
Iniziare con soli 5 minuti al giorno . Venti minuti di risciaquo sono tanti, e all’inizio può essere un buon motivo per abbandonare tale pratica. Tuttavia, 5 o 10 minuti comunque offrire qualche beneficio. Inoltre, non occorre sforzare troppo la mandibola, viene infatti consigliato di far passare l’olio tr ai denti compiendo movimenti delicati di risciacquo senza forza o creare stress per la muscolatura.
Non ingoiare . E’ importante per chi pratica questo “rimedio naturale” non ingerire l’olio. Se non si riesce a tollerarlo meglio smettere e riprendere dopo piccole pause. Inoltre, non buttare l’olio nel lavandino, perchè potrebbe seriamente intasare i tubi. Basta gettare l’olio usato nel cestino (strumenti dentista).

Non sostituire la normale igiene orale
Utilizzare questo rimedio naturale non deve essere un alibi per saltare spazzolino e filo interdentale . Questa procedura non dovrebbe mai sostituire le visite odontoiatriche di routine e la cura orale tradizionale. Questo trattamento non produce miracoli, ma è una grande terapia supplementare. “
Olio di cocco e di girasole non sono gli unici oli con benefici per la salute dentale. Per gengive infiammate, strofinare un po’ di olio arricchito con vitamina E, direttamente sulla superficie gengivale (ne esistono di molti tipi e varie marche, non ci sentiamo di nominarne nessuno in particolare). E’ ricco di antiossidanti, di facile assorbimento, e aiuta a rigenerare il tessuto gengivale sano.

Dentizione bambini: come avviene.

La dentizione dei bambini dura due anni.

L’eruzione dei denti da latte, in totale 20, comincia verso i 6-8 mesi e si conclude intorno ai 30 mesi; non si tratta però di date fisse e non di rado il primo dentino spunta al compimento del primo anno e l’ultimo verso i 3 anni di età.

Quando spuntano i dentini, i bambini provano fastidio o dolore?

È opinione comune che, ogni qualvolta sta per spuntare un dentino, il bambino provi dolore, ma in base alle evidenze scientifiche, l’eruzione di un dente non provoca dolore, però il bebè potrebbe essere infastidito dalla ‘novità’ che percepisce all’interno della sua bocca.

In particolare i più fastidiosi potrebbero essere i primi incisivi e i molari: gli incisivi perché si tratta di un’esperienza mai provata prima; i molari perché sono i più grossi.

Che cosa si può fare per alleviare il fastidio?

Si possono dare ai bambini i massaggia-gengive. Si tratta di giocattoli in gomma ruvida contenenti liquido refrigerante da tenere in frigo o freezer e dare al bambino da ‘mordicchiare’: l’effetto anestetico del freddo, unito al massaggio esercitato dalla superficie ruvida, aiutano a ‘distrarre’ il bambino dalla sensazione fastidiosa.

Le coccole sono forse il rimedio più efficace: un po’ di coccole e magari un massaggino alle gengive con il dito della mamma danno al piccolo la benefica sensazione di essere accudito e consolato (Modelli denti).

E se il bambino si sveglia di notte?

Difficile che il bebè si svegli apposta perché ha dolore ai denti: più facile che, se si sveglia per altri motivi, abbia difficoltà a riaddormentarsi proprio perché avverte tensione alle gengive. In tal caso non c’è niente di meglio che rassicurarlo standogli accanto finché non si riaddormenta.

Febbre e diarrea: è colpa dei denti?

Pare che non ci sia alcuna correlazione dimostrata scientificamente tra febbre/diarrea e l’eruzione dei denti: è vero però che la crescita dei dentini può coincidere col periodo in cui il bambino viene per la prima volta a contatto con certe infezioni, che possono manifestarsi proprio con questi disturbi (riunito dentisti).

Gengive infiammate: cause e rimedi

Sono molte le persone che soffrono di gengive infiammate, spesso questa patologia è dovuta ad una scarsa igiene orale.

Si tratta di un processo infiammatorio che subiscono le gengive che può essere curato con alcuni accorgimenti.

Se questo problema viene trascurato nel tempo, l’infiammazione potrebbe trasformarsi in parodontite: il solco gengivale si ritrae e si forma così un piccolo spazio tra la gengiva e il dente dove si accumulano facilmente placca e tartaro.

A questo punto è quasi impossibile rimuovere l’accumulo di questi materiali dalla gengiva, e quindi si ha un peggioramento generale dell’infiammazione delle gengive. L’infiammazione può ampliarsi, raggiungendo anche il parodonto e le ossa che formano le “fondamenta” del dente.

Così una semplice infiammazione delle gengive, se non curata, può causare molti problemi alla salute dei denti e, nei casi più gravi, indebolirli a tal punto di farli cadere.

Cause

Le gengive infiammate sono cause di una patologia principalmente batterica, anche se, a volte, l’intero processo infiammatorio potrebbe essere causato da movimenti traumatici, come ad esempio uno spazzolamento troppo energico oppure un colpo dall’esterno.

Possono esserci fattori di rischio o aggravanti tra cui:

●il fumo, a causa delle varie sostanze nocive contenute all’interno della sigaretta;
●il diabete;
●lo stress o comunque tutte quelle situazioni che contribuiscono ad indebolire le nostre difese immunitarie favorendo così la proliferazione di batteri nelle gengive;
●la gravidanza e la pubertà, a causa della variazione del livello ormonale, possono contribuire all’infiammazzione delle gengive.
●alcuni farmaci possono causare un aumento del volume gengivale e quindi peggiorare l’igiene orale, e tra questi troviamo gli antidepressivi, gli antiepilettici, alcune terapie ormonali come ad esempio la pillola anticoncezionale e quelli a base di cortisone.
●un intervento errato da parte di un dentista poco qualificato, potrebbe rivelarsi un fattore di rischio di questa fastidiosa patologia.
In casi rari, la gengivite può presentarsi in una forma più acuta, chiamata gengivite acuta ulcerativa necrotizzante e può causare l’innalzamento della febbre, ulcerazioni e anche un cattivo odore dell’alito (alito cattivo). Questa forma si presenta maggiormente nelle persone debilitate (fotopolimerizzazione).

Sintomi

Ci sono diversi sintomi:

●problemi di alitosi
●gengive sanguinanti quando viene effettuata la pulizia dei denti con lo spazzolino
●si avverte uno strano sapore all’interno del cavo orale
●un cambiamento del colore
●in molti casi possiamo ritrovarci anche con delle gengive gonfie

Quando la gengivite si trova ad uno stadio più avanzato, incontriamo anche altri sintomi come la formazione di spazio fra i denti, gengive ritirate che comportano una maggiore esposizione delle radici ai batteri e in alcuni casi una maggiore mobilità dei denti (contrangolo dentisti).

DETTAGLIO TECNICHE

E’ necessario realizzare delle linee guida al fine di ottenere la protezione dell’operatore, del personale ausiliario e del paziente e prevenire quindi il diffondersi di infezioni crociate.
Il controllo delle infezioni rappresenta un argomento di grand’attualità per l’importanza che riveste nell’ambito della salute pubblica.


Non c’è quotidiano o rivista, infatti, che non riporti con frequenza giornaliera articoli relativi a malattie veicolate da batteri e virus, alla loro trasmissione e quindi al problema della prevenzione delle stesse. Come tutti ben sappiamo inoltre lo studio odontoiatrico ed il dentista sono nell’occhio del ciclone per quanto riguarda la trasmissione delle malattie, tant’è vero che il paziente è sempre pronto a mettere in relazione un’infezione subita con un pregresso intervento dal dentista.
è intuibile quindi come dovere del professionista sia non soltanto quello di rispettare scrupolosamente le norme igieniche ma anche quello di aggiornarsi continuamente circa le norme di comportamento nei confronti della prevenzione delle infezioni.
Il problema della sterilità inoltre non riguarda solo l’odontoiatra in prima persona ma è strettamente dipendente dal personale ausiliario che collabora nello studio: addetti alle poltrone, assistenti igienisti, odontotecnici e via dicendo. Per questo motivo è necessario che le norme di disinfezione e prevenzione siano dettate in modo chiaro, a conoscenza di tutto il personale e rispettate da tutti. è necessaria la realizzazione quindi di protocolli di lavoro che devono stabilire i modi ed i tempi per ottenere gli scopi prefissati.
Le norme di disinfezione e sterilizzazione dovrebbero essere scritte e rivedute ad intervalli regolari per permettere gli aggiornamenti; poiché in genere l’odontoiatra è il responsabile dello studio dentistico, a lui è affidato il compito di istruire il personale che a lui afferisce e di cui deve rispondere personalmente.
Lo scopo di questa nota, è quello di fornire le linee guida per la protezione dell’operatore e del personale ausiliario e del paziente al fine di evitare le infezioni crociate.

Protezione dell’operatore
Così come tutti i pazienti devono essere considerati a rischio, allo stesso modo da un punto di vista operativo, tutte le terapie devono essere ritenute a rischio anche quelle non invasive, in quanto le modalità di trasmissione delle infezioni sono varie e molteplici (sangue, saliva, fluido gengivale ed aereosol).
Le manovre di protezione e di prevenzione da parte del dentista, iniziano con il trattamento e la pulizia delle mani che deve essere sempre effettuata tra un paziente e l’altro. Il comune sapone e l’acqua sono di per sé sufficienti a rimuovere i microrganismi acquisiti occasionalmente nel contatto diretto o indiretto col paziente (saluti); per una disinfezione più accurata all’operazione precedente può essere fatta seguire il trattamento delle mani con sali di ammonio quaternario, iodofori, alcool al 70% o clorexidina allo 0,5%. E’ bene ricordare, che prima del lavaggio igienico delle mani bisogna provvedere all’allontanamento di tutti quegli effetti personali (anelli e braccialetti) che costituiscono un sito di contaminazione non detergibile.
Dopo questa prima operazione, si esegue la protezione dell’operatore al fine di impedire il passaggio di microrganismi dal proprio corpo verso l’ambiente e viceversa. I componenti che permettono di ottenere tale “effetto barriera” possono essere distinti in:
– Abbigliamento propriamente detto che include camici, pantaloni, cappellini e copriscarpe; i materiali con cui sono realizzati tali indumenti sono i tessuti, i tnt ed i tessuti accoppiati con film di Gore-tex;
– Accessori dell’abbigliamento quali guanti, mascherine, occhiali, maschere facciali, tutti rigorosamente monouso o sterilizzabili;
– Calzature.

Protezione del paziente
Le misure di protezione del paziente sono differenziate in base al tipo di trattamento cui deve essere sottoposto; infatti, nel caso di un paziente che deve eseguire una terapia odontoiatrica non chirurgica o comunque non cruenta, ci si può limitare ad un trattamento preventivo del cavo orale con collutori a base di composti quaternari dell’ammonio o di clorexidina e nella protezione del busto con un tovagliolo monouso. Nell’eventualità in cui invece il paziente debba subire un qualsiasi tipo di intervento di chirurgia orale alle manovre precedenti si può aggiungere la detersione di labbra e guance ed il posizionamento sul capo di una cuffia monouso.

Protezione del personale ausiliario
L’assistente alla poltrona, dopo l’odontoiatra, è colui che più viene a contatto con il paziente e quindi come tale deve sottoporsi alle misure di prevenzione e protezione precedentemente esposte per l’operatore sanitario (Pompa a vuoto di aspirazione).
Il ruolo dell’assistente non è soltanto quello di collaborare alle fasi operative del trattamento odontoiatrico ma è anche quello di mettere in atto tutte le misure che impediscono il propagarsi di infezioni crociate, sia attraverso la preparazione dell’ambiente-studio prima della terapia e sia mediante il riordino ed il riassetto della poltrona e la sterilizzazione degli strumenti. Per quanto riguarda il primo punto ricordiamo che prima di iniziare una terapia bisogna:
– Proteggere con fogli di plastica le aree di difficile disinfezione (maniglie e faretra),
– Preparare i vassoi e lo strumentario mantenendoli coperti fino all’inizio dell’intervento,
– Predisporre il materiale monouso,
– Montare i manipoli precedentemente sterilizzati.

L’altro compito importante dell’assistente è quello di effettuare, alla fine della terapia, una serie di procedure quali la decontaminazione biologica di tutte le superfici potenzialmente interessate (detersione e disinfezione con germicida) nonché la detersione, l’imbustamento e la sterilizzazione di tutti gli strumenti utilizzati.
Un fatto che spesso è ancora oggi trascurato, quando si fa riferimento al controllo delle infezioni, è la possibilità della trasmissione delle infezioni attraverso impronte, cere e manufatti protesici al laboratorio; per questo motivo tutto il materiale che dallo studio viene inviato in laboratorio deve subire la stessa accurata disinfezione riservata a tutto il resto dello strumentario (Lampada scialitica).

Teleradiografie del cranio

La teleradiografia del cranio è una radiografia della testa da cui è possibile estrarre un’immagine per effettuare un’analisi cefalometrica, che si realiza a partire dall’individuazione di punti, linee e piani che l’ortodontista conosce molto bene e che gli consentono di eseguire misurazioni precise delle diverse strutture del cranio. Questo consente allo specialista di avere una visione completa dello svuluppo delle ossa, della posizione che queste assumono nei tre piani dello spazio (sagittale, antero-posteriore e trasversale) e della posizione che a loro volta assumono i denti rispetto alle basi scheletriche. Tali valutazioni sono fondamentali per la diagnosi e la pianificazione di un piano di trattamento delle malocclusioni dentarie e scheletriche.

La teleradiografia del cranio non è un esame doloroso. Il paziente, dopo aver indossato un grembiule di piombo per schermare il resto del copro, viene posizionato in piedi all’interno di un apparecchiatura, craniostato, che consente di assumere una posizione corretta grazie a due prolungamenti che vanno ad inserirsi in ciascun orecchio. Lo sguardo deve essere orientato in avanti, i denti stretti e le labbra morbide.

Può essere eseguita da tre angolazioni: latero-laterale, postero-anteriore e assiale.

Teleradiografia del cranio in proiezione latero-laterale (L-L)
Con questa radiografia è possibile visualizzare l’intera struttura ossea cranica vista di profilo e i tessuti molli. L’ideale per una corretta esecuzione e la sua prescrizione specificando che deve essere visibile il profilo cutaneo preferibilmente con un rapporto di 1:1 (ottenendo un immagine che sia quanto più fedele alle dimensioni reali del cranio)(macchina termoformatrice).

Dalla semplice osservazione della teleradiografia L-L si possono valutare eventuali problemi di profilo, disarmonie dento-scheletriche sul piano sagittale (ad esempio un morso inverso anteriore), i rapporti tra la mascella e la mandibola. Inoltre è possibile determinare il tipo scheletrico di malocclusione, sia in senso sagittale che verticale, il limite anteriore della dentatura, rispetto ai tessuti duri e molli, e l’inclinazione dell’asse delle radici delle dentatura frontale. Questa radiografia assume un ruolo rilevante nella decisione di eseguire un trattamento ortodontico estrattivo, essendo questo fortemente influenzato dall’inclinazione della dentatura del settore frontale e dalla quantità di osso in tale sede, entrambi elementi facilmente valutabili con tale indagine ragiografica.

Teleradiografia del cranio in proiezione postero-anteriore (P-A)
Con questa radiografia è possibile visualizzare l’intera struttura cranica frontalmente.

Ancora una volta vengono esaminati rapporti delle basi scheletriche tra loro e rispetto alle arcate dentarie. I fattori principalmente valutati sono le discrepanze delle ossa mascellare e mandibolare sul piano trasversale, le inclinazioni del piano occlusale eventualmente causate da un alterazione della posizione delle ossa, l’inclinazione dell’asse degli elementi dentari nel settore latero-posteriore.

Permette di valutare la morfologia cranica, analizzare i rapporti anatomo-scheletrici ed elementi dentari, ed evidenziare eventuali asimmetrie (prodotti odontoiatrici).

Prendersi cura delle protesi dentali

Prendersi cura in maniera adeguata delle protesi, è importante sia per la salute delle protesi che della bocca. Protesi parziali o totali rimovibili richiedono una igiene adeguata per essere esenti da macchie e durare al meglio.

Ecco quindi alcuni consigli pratici.

●Maneggiare le protesi con grande cura. Per evitare che possano accidentalmente cadere, stare in piedi sopra un asciugamano piegato o un lavandino pieno d’acqua durante la manipolazione delle protesi.
●Pulire e risciacquare. Come i denti naturali, le protesi devono essere spazzolate tutti i giorni per rimuovere il cibo e la placca. Spazzolare aiuta anche a prevenire lo sviluppo di macchie permanenti . Utilizzare uno spazzolino con setole morbide che è specificamente progettato per pulizia delle protesi dentarie. Evitare di utilizzare setole troppo dure, in quanto potrebbero danneggiare o logorare la protesi. Spazzolare delicatamente tutte le superfici e fare attenzione a non danneggiare la plastica. E’ fondamentale, sciacquare la dentiera dopo ogni pasto.
●Pulire con un detergente specifico per dentiere. Il sapone per le mani o il detersivo per piatti delicato può essere usato per la pulizia delle protesi dentarie. Tuttavia, detergenti per la casa e molti dentifrici possono essere troppo abrasivi e non devono essere utilizzati. Quindi si consiglia di utilizzare solo prodotti specifici per dentiere.Inoltre, evitare l’uso di candeggina, in quanto ciò potrebbe imbiancare la parte rosa della protesi. Pulitori ad ultrasuoni possono essere usati con tranquillità. L’uso di un pulitore ultrasonico, tuttavia, non sostituisce una spazzolatura quotidiana approfondita.
●Tenere pulita la protesi quando non viene indossata. Le protesi dentiali hanno bisogno di essere mantenute umide quando non vengono indossate, in modo che non perdano la loro formano o si secchino Quando la dentiera non viene indossata, dovrebbe essere collocata in una soluzione detergente. Tuttavia, se la protesi ha accessori in metallo, questi potrebbero rovinarsi. E’ bene ricordare, che le protesi non devono mai essere messe in acqua calda, in quanto questo può causare una deformazione e quindi non essere più adatte all’utilizzo (motore endodontico).

Si può regolare o riparare una protesi?
Uno o più appuntamenti di follow-up sono generalmente necessari subito dopo aver ricevuto una protesi. Non tentare mai di modificare o riparare le dentiere da soli. Non piegare qualsiasi parte in metallo, perchè così facendo si può indebolire la struttura metallica. Ultimamente vendono kit di autoriparazione protesi, ma se ne sconsiglia vivamente l’utilizzo, in quanto potrebbero contenere prodotti tossici che se usati in maniera non corretta creano solo problemi.
Dentiere che non si adattano correttamente possono causare irritazioni e piaghe. Assicursi di contattare il proprio dentista se una protesi si rompe, o si deforma. Spesso,può apportare i necessari adeguamenti o ripararla lo stesso giorno senza troppi problemi. Per alcune riparazioni complicate, la protesi può essere inviaao ad un laboratorio odontotecnico.

Le protesi devono essere sostituite?
Nel corso del tempo, le protesi dentali devono essere rifatte a causa della normale usura, cambiamenti legati all’età, cambiamenti delle ossa mascellari, gengive, etc. Tuttavia, in generale, le protesi totali dovrebbero essere usate per 5-7 anni senza problemi, anche se ovviamente questi tempi possono essere maggiori o minori a seconda dei singoli casi (Articolatori dentali).

Odontoiatria Conservativa

L’odontoiatria conservativa è quella branca dell’Odontoiatria che si occupa di ripristinare l’integrità degli elementi dentari che hanno perso parte della loro struttura. Essa è volta alla prevenzione, alla diagnosi, al piano di trattamento ed alla riabilitazione delle patologie che coinvolgono i tessuti duri del dente (smalto, dentina, cemento), quali la carie, le abrasioni meccaniche (errato spazzolamento), le erosioni chimiche (azione degli acidi) e, entro certi limiti, l’usura dentaria (parafunzioni, bruxismo, serramento, digrignamento). Il trattamento viene effettuato attraverso la rimozione dei tessuti cariati o danneggiati e la ricostruzione delle cavità per mezzo di materiali da otturazione (resine composite, cementi vetro-ionomerici). Il termine conservativa indica, appunto, un approccio mini invasivo che mira al rispetto delle strutture dentali residue. L’integrità di un elemento dentario può essere compromessa da eventi traumatici o più frequentemente da processi cariosi. Gli eventi traumatici (cadute accidentali, incidenti automobilistici o infortuni sportivi) interessano prevalentemente gli elementi dentari anteriori.

Qualora le cavità presentino dimensioni notevoli, è possibile realizzare restauri adesivi con tecnica indiretta (intarsi), realizzati, cioè, dal laboratorio odontotecnico. Nel caso di denti devitalizzati, le moderne tecniche adesive permettono di impiegare perni in fibra di vetro o di quarzo cementati all’interno dei canali radicolari, al fine di incrementare la ritenzione dei restauri coronali. L’Odontoiatria Conservatrice, inoltre, si occupa delle procedure di Sigillatura, ossia della chiusura dei solchi e delle fossette occlusali dei denti maggiormente preposti alla masticazione (premolari, molari) per mezzo di resine adesive fluide, in particolare nei bambini e negli adolescenti (micromotor).

Quando è necessario ricorrere alla terapia canalare piuttosto che all’otturazione di un dente?
E’ necessario ricorrere alla terapia canalare di un elemento dentario quando il processo carioso ha, ormai, raggiunto la polpa dentaria, determinando infiammazione o necrosi di quest’ultima. Nella maggior parte dei casi questa fase si manifesta clinicamente con dolore. Se è intervenuta necrosi del dente si può manifestare ascesso endodontico.

La carie dentaria può colpire un dente “devitalizzato”?
La carie dentaria può svilupparsi sia nei denti con polpa dentaria sana sia in quelli privati della polpa, che hanno dunque subìto un “intervento di devitalizzazione”.

E’ normale avere sensibilità dopo un’ otturazione?
La sensibilità post-operatoria consiste in un dolore alla masticazione o sensibilità al caldo, freddo e ai cibi dolci. Essa può essere presente e durare all’ incirca una o due settimane dopo il trattamento e si verifica soprattutto per otturazioni molto estese e quindi prossime alla camera pulpare del dente (lampada sbiancante denti).